Regola - Giovani Nuovi

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Regola

Regola di vita

Rileggendo la vita e l'esperienza del nostro Gruppo "GIOVANI NUOVI", a partire da giovedì 12 Marzo 1970, ore 20,30, giorno della sua nascita, durante un tempo di adorazione eucaristica nella Cappella interna degli Oblati del SS. Sacramento in Sampierdarena, abbiamo notato alcune "costanti" che ne hanno determinato, nonostante gli alti e bassi che non sono mancati, la crescita, la consistenza e la perseveranza.

Cammin facendo
- con l'aiuto del nostro Card. Arcivescovo Giuseppe Siri che ci è stato, come lo è ancora oggi, dal Cielo, Padre, Maestro, Guida, che sempre ci ha seguiti con amore, sollecitudine e disponibilità e continua ad essere un punto sicuro e illuminante di riferimento nel ricordo ricorrente di ciò che ci ha insegnato nei periodici incontri familiari, che ci ha detto e dato come identità e consegna costitutiva: "Chi cambia il mondo sono i santi: io ho bisogno di santi, siatelo voi per Sampierdarena" (cioè dove si è, si vive, si opera) e ci ha riconosciuto ufficialmente uno spazio e un ruolo nella Chiesa diocesana, dandoci uno Statuto;
- con la dedizione di Marisa Morasso, che ne è stata l'iniziatrice e l'anima per molti anni, come risposta concreta all’idea del Card. Siri,
-  con l'apporto di tutti coloro che ci hanno messo a disposizione la loro ricchezza spirituale, pastorale e culturale,
- con il contributo della presenza, esperienza, collaborazione e del discernimento di ogni membro,
abbiamo scoperto e maturato ulteriori sensibilità, prospettive, possibilità di vita e di servizio.  

Riteniamo opportuno non lasciare sconosciuto e perdere questo patrimonio di "grazia"   ma  consegnarlo  ad  uno  scritto  che  chiamiamo,  per  praticità,
“REGOLA DI VITA” per avere chiara e mantenere autentica la nostra fisionomia e spiritualità nelle sue linee portanti e maestre.
Essa è pure “regolamento” in quanto indica gli elementi di convergenza in cui tutto il gruppo e i suoi singoli membri si ritrovano per un procedere ordinato e comune a tutto servizio e sostegno della crescita di ciascuno/a.
Essa, in realtà, intende, soprattutto, essere e servire la nostra coscienza,come una specie di “pro-memoria” per la nostra coscienza, a cui rifarci, per mantenerci nella fedeltà e coerenza con la nostra vocazione e missione.
Infine costituisceuna specie di “manuale” che accompagna nell’esperienza di tutti i giorni con l’indicazione di alcuni mezzi e strumenti ascetico-spirituali che sono indispensabili per una formazione e crescita corrispondente al nostro carisma.

La Regola di Vita
-      richiama a valori di fede e di umanità,
-     dà degli indirizzi di vita spirituale e ascetica e di impegno apostolico,
-     indica degli atteggiamenti da esprimere, interiorizzare e personalizzare,
-  suggerisce degli strumenti e modi operativi inerenti ad essi, perché "l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera" “sia completo e ben preparato per ogni opera buona". (2 Tm 16) (Ef 4,24)
Tutto questo non circoscrive la libertà, creatività, iniziativa dello Spirito di Dio che è capace di aprire a tutti e a ciascuno sempre nuovi orizzonti e traguardi di santificazione, di generosità, di servizio alla Chiesa, con dedizione e risposte sempre migliori.
Poiché il gruppo si riconosce e vuole essere “un insieme" di persone battezzate, chiamate, riunite, costituite come tali da Gesù Cristo Sacerdote fin dallo stesso giorno della sua fondazione, la Regola di vita intende essere segno-strumento di coscienza e chiarezza formativa e apostolica a partire dalla nostra identità vocazionale come è delineata e fissata nello Statuto, al quale, logicamente, la Regola si rifà, cercando
-  di interpretarne lo spirito e la logica interna,
-  di esplicarne e tradurne i contenuti latenti,
-  di indicare i modi e mezzi possibili con cui viverli ed esprimerli.

La Regola di vita
*  non viene quindi a limitare né la libertà e neppure la generosità e l'iniziativa di alcun membro, perché è coscienza di tutti e di ciascuno che la nostra vera e unica libertà-legge-misura è quella di essere fino in fondo la nostra vocazione generale e particolare e di capire, man mano, con la guida della Chiesa, ciò che il Signore ci chiede per rispondergli volentieri, subito e generosamente.
*  non ci dice, perciò, tanto e soltanto delle cose da fare, dei comportamenti da tenere, degli impegni da eseguire quanto, prima di tutto, orienta e sostiene il "divenire" e il "tradurre" quotidiano di ciò che siamo per grazia e vocazione battesimale secondo la parola d'ordine, che ci ha illuminato fin dall'inizio: “Diventa ciò che sei” con l'aiuto di Dio.
*  mentre è una "memoria" permanente, leggibile da noi, dai nuovi membri, da chi ci contatta e ci vuole conoscere, di ciò che il Signore è andato suscitando, costruendo e dicendo, ci preserva dalla possibile tentazione di porci al centro di noi stessi, di riferire tutto a sé,  di  prenderci   come  criterio e  misura invece che avere  la   nostra vocazione di un "un insieme" di santità e di Chiesa come principio, centro, guida e fine. In tal modo si realizza un'intesa comune, ci si muove in maniera unitaria, perché si parte dall'unità e dalla comunione, pur nel rispetto della varietà e diversità delle sensibilità, esperienze. esigenze e influenze di ciascuno.
Questa Regola di vita che si presenta piuttosto quale ideale-itinerario di formazione e di vita, sempre incompiuto ma continuamente stimolante, non esaurisce il discorso e non impedisce altre prese di coscienza, aperture, sviluppi, integrazioni, modifiche, ecc.
Riconosciamo che il quadro è più ampio delle attuali risposte-esperienze esistenziali e operative, segnate dalla nostra fragilità umana e povertà di fede, di speranza, di carità, di umiltà, ma non ci perdiamo d'animo perché conosciamo Colui nel quale abbiamo posto tutta la nostra fede e fiducia e siamo certi che Egli, che ci ha chiamati e costituiti Gruppo di santità ecclesiale e secolare, custodirà questo deposito che ci ha affidato e porterà a compimento la sua opera in noi se saremo docili al suo Spirito e alla Chiesa (cfr. 2 Tal 1,12 -14).

Ci aiutano ad essere tali Maria, Madre della Chiesa e nostra e San Giuseppe, nostri Patroni, e tutti coloro che ci vogliono bene e si prendono cura di noi in tutti i modi, con tutti i mezzi e secondo le loro possibilità e capacità, a cominciare da noi stessi, reciprocamente.

Tutta questa esperienza spirituale e apostolica, come è iniziata e proseguita, così si svolga ancora e sempre per Cristo, con Cristo, in Cristo e come Cristo, a te, Dio Padre onnipotente, nell'unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli. Amen

1. Il Gruppo ha e mantiene il nome di "GIOVANI NUOVI", anche con il passare degli anni, perché tale nome non si riferisce tanto all'età e alla condizione giovanile delle persone che vi fanno o vi possono far parte, quanto piuttosto alla "giovinezza" e alla novità di una vita donata e animata dallo Spirito di Dio.

2.  Il Giovane Nuovo è un innamorato di Cristo e della Chiesa perché sedotto ed afferrato da essi; la sua vita di battezzato parte dal di dentro; egli si lascia vivere dal dono della vocazione-vita filiale ed ecclesiale in Cristo e, come Cristo, vive e agisce conformandosi a Cristo sotto l'azione dello Spirito Santo, la guida della Chiesa e, in particolare dell'Arcivescovo.

3.  Il gruppo è luogo di incontro, di formazione e di sostegno nella carità e nella libertà perché ognuno impari a santificarsi nella propria vocazione, professione, servizio ecclesiale e civile, tenendo presente che la santità non è altro che l'amore evangelico nel vivere la realtà di tutti i giorni con Dio, nella sua grazia e con la sua forza.
Amiamo trovarci regolarmente e fedelmente insieme, per attestare l'amore di Dio per gli uomini e per noi e per riconoscerlo in tutti e in ciascuno; per comunicarci la nostra unica fede in Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo e nella Chiesa, per chiarirla l'uno all'altro e attivarla l'uno nell'altro; per confessare la comune fiducia nel Signore e nella Chiesa e confermarla così reciprocamente al fine di essere in grado e pronti a rispondere a chiunque ci domanda ragione della speranza che é in noi. (cfr. 1 Pt 3,15)

4.  Poiché siamo membra gli uni degli altri nell'unico Corpo di Cristo Chiesa, intendiamo riconoscere che anche i beni spirituali sono un bene comune da condividere: per questo cerchiamo di attuare la promozione della santità personale ed eventualmente familiare, quale carisma e scopo primario del Gruppo, (cfr. art. 2 Statuto) non solo con i mezzi della fede e dell'ascetica cristiana, ma pure con lo scambio confidenziale delle nostre esperienze spirituali, anche riunendoci in piccoli gruppi “di famiglia”, facendo conoscere, soprattutto, per quale strada siamo arrivati e anche la fatica e le difficoltà che abbiamo incontrato o dovuto affrontare e superare, ben sapendo che ognuno ha la sua strada di santificazione all'interno della VIA MAESTRA, GESU’ CRISTO.

5. Riteniamo un servizio fondamentale da farci reciprocamente quello di sostenerci nella fedeltà quotidiana alla preghiera personale quale avanguardia per montare i gradini della santità e così pure di incoraggiarci alla preghiera di coppia e possibilmente anche di famiglia avendo come base e punto di riferimento la vocazione, i carismi e i ministeri dei singoli.
Facciamo anche in modo, per quanto ci è possibile, che la vita di famiglia sia una vera e propria liturgia e si muova all'insegna della volontà/progetto vocazionale di Dio per quanto riguarda i figli.

6.  Non ci vogliamo mai dimenticare che il Gruppo è nato in preghiera e dalla preghiera nella riscoperta-esperienza forte del proprio Battesimo. La preghiera è, pertanto, l'elemento costitutivo, portante e vitale di tutto l'essere Gruppo: è il nostro primo e principale esercizio-impegno servizio come fedeltà alla nostra vocazione carisma di santi "in" e "per" Sampierdarena, ossia nel luogo dove ciascuno vive (vedi anche n. 8/c). Per questo è importante e determinante per ciascuno, che, fra tutti, ci aiutiamo a mantenere viva la coscienza che noi siamo già preghiera e tenuti in permanente preghiera perché battezzati e, quindi, figli del Padre in Cristo, con Cristo, per Cristo e come Cristo, sempre in preghiera di intercessione presso il Padre (cfr. Ebr. 7,25)

7.  Il Gruppo e noi suoi membri dimostriamo di vivere e operare "coraggiosamente" (art. 1 Statuto):
a. quando conserviamointegro il senso morale e per questo teniamo sempre la nostra coscienza davanti a Dio;
b. quando testimoniamo apertamente, senza rispetti umani, silenzi, nascondimenti di fronte a qualsiasi persona, in qualunque ambiente, per qualsiasi problema e situazione:
-  che siamo cattolici e cristiani in tutto e per tutto;
-  che non vogliamo fare nulla senza e contro la Chiesa e il nostro Arcivescovo, ma tutto in unità, comunione e collaborazione con essi;
- che siamo disposti e ci diamo da fare, per quanto ne siamo capaci e possiamo, a prendere e sostenere quelle iniziative, anche le più ardite, sia per favorire la nostra personale santificazione, e sia per raggiungere e aiutare i nostri fratelli ad accogliere il dono della salvezza di Gesù Cristo e corrispondervi adeguatamente, convinti che vivere secondo Dio, come Gesù Cristo, è il bisogno-servizio primario del mondo.
c. quando ci muoviamo e interveniamo, specie dove e quando si fanno scelte e si prendono decisioni che incidono sulla comunità degli uomini, convinti e motivati, senza vergogna e paure, senza temere il ridicolo e il pagare di persona, disposti ad andare contro corrente, non permettendo che, a causa di disimpegno, assenze, silenzi, ecc., passi e venga meno qualcosa che incide negativamente sul bene delle anime, della Chiesa e della società;
d. quando crediamo che il bene è sempre maggiore del male, che la coscienza non muore in nessuno ma continua a gridare dentro e, prima o poi, viene fuori; che è meglio passare per stolti che essere disonesti (ad es. anche pagando le tasse); che è meglio rischiare la delusione che non aver fiducia e speranza nella bontà originale e redenta di ogni uomo;
e. quando non ci lasciamo bloccare dalle offese, dai rifiuti e dalle indifferenze ma siamo pronti e disposti a fare sempre il passo dal primo all'ultimo senza contarli, in esercizio di misericordia e perdono senza limiti e riserve;
f. quando facciamo il bene, sempre, dovunque, a tutti, ad ogni costo e il male mai, a nessuno e per nessuna ragione;
g. quando ricominciamo ogni giorno ad andare dietro a Gesù Cristo che continuamente ci interpella e ci conduce, anche attraverso i segni dei tempi, lasciando il passato alla sua misericordia, vivendo e trafficando "l'oggi" con la sua grazia e confidando, per il domani nella sua Provvidenza.

8.  La "comunione", la "fedeltà", il "servizio" al nostro Arcivescovo (art. 1 Statuto) intendiamo viverli ed esprimerli:
a.  mantenendo un rapporto di fede con Lui quale servitore dell'unità nella carità, mediante il quale siamo legati e in comunione con Gesù e con la Chiesa universale che è presente nella Diocesi;
b. conoscendo e seguendo il suo servizio come economo della vita spirituale e pastorale della Diocesi e del Gruppo mediante la lettura delle sue lettere pastorali, le sue omelie e i suoi discorsi in particolari momenti e situazioni dell'anno e le sue conversazioni negli auspicati incontri del Gruppo con Lui;
c. sostenendo il piano-programma pastorale diocesano e quei compiti, servizi, incarichi che venissero assegnati al Gruppo come tale e ai singoli, fermo restando il mandato fondamentale di "essere santi in e per Sampierdarena" ossia nell'ambiente dove si vive e si opera;
d. partecipando a quegli organismi, a quelle iniziative e attività che sono segno e strumento di comunione ecclesiale e di operosità pastorale;
e. non dimenticando che, tra le "attività e servizi ecclesiali" (art.2 Statuto), vi sono comprese prima di tutto la famiglia, il lavoro, l'apostolato d'ambiente, l'impegno sociale e politico quando queste realtà le viviamo in gloria e grazia di Dio, come momento e occasione propizia di santificazione propria e altrui e secondo il progetto di Dio e la mente della Chiesa.
f. presentando il programma annuale per un senso di compartecipazione ecclesiale e per essere confermati praticamente che le nostre scelte di vita e di azione sono secondo Dio;
g.  auspicando e chiedendo incontri periodici per verificare il nostro cammino alla luce della vita della nostra Chiesa diocesana e della nostra Regola di vita.

9.   Riteniamo di essere e di dover essere "fermento di Chiesa ovunque" (art.2 Statuto) anche e prima di tutto all'interno del Gruppo e della famiglia e non solo fuori e per gli altri.
In particolare, poi, lo siamo:
a.  quando non perdiamo occasione di fare del catechismo e della catechesi ossia di annunciare    Gesù Cristo, farne cogliere la sua fisionomia, presenza e azione nella vita quotidiana, di invogliare ed educare le persone a seguirlo e a condividerne la sua proposta di vita indicandone modi e mezzi;
b.  quando insegniamo ed aiutiamo le persone a pregare e a formulare programmi personali di vita spirituale e ascetica cristiana mentre noi stessi, per primi, cerchiamo di praticare quanto proponiamo agli altri, perché il nostro servizio sia più vivo, credibile e convincente;
c.   quando cerchiamo sempre quello che unisce e mai quello che divide e per questo parliamo sempre bene e in bene di tutti, specie degli assenti;
d.  quando promuoviamo lo spirito e l'esercizio della comunione, della solidarietà, della condivisione, del dialogo, dello scambio, della correzione fraterna evangelica, con tutte le persone e le varie aggregazioni ecclesiali;
e.  quando amiamo la Chiesa come l'ama Cristo, per essa diamo il meglio di noi stessi, ne parliamo sempre in bene, anche quando riscontriamo delle cose negative, in spirito di misericordia e di speranza, consapevoli che il Giovane Nuovo non si mette mai in posizione di “fazione” ma è sempre seme di comunione;
f.   quando non aspettiamo di essere chiamati a determinati servizi pastorali e sociali, ma ci offriamo liberamente, volentieri e generosamente e cerchiamo pure, spontaneamente, di renderci conto dei bisogni che ci sono, dove siamo chiamati a portare frutto e non ci tiriamo indietro ma ci impegniamo a dare delle risposte concrete e personali;
g.  quando sensibilizziamo le persone a conoscere e a seguire il Magistero della Chiesa, del Papa, dei Vescovi divulgandone i documenti, richiamandone il pensiero nelle varie situazioni e per i vari problemi, e sostenendone le proposte e le iniziative;
h.  quando partecipiamo come Gruppo alla vita e pastorale diocesana e vicariale e come singoli alla vita pastorale, oltre che diocesana e vicariale, della parrocchia del domicilio o d'elezione e di servizio e quando seguiamo le indicazione che il Vescovo volesse dare al gruppo;
i.  quando, come "motorini di avviamento", suscitiamo energie nuove, ossia persone che intraprendono una via di vita quotidianasecondo lo Spirito, sostenuta da una adeguata ascesi  e sono nella Chiesa, per il mondo, delle presenze evangelizzatrici e degli operatori pastorali;
l.   quando siamo disponibili all'accoglienza di tutti e di ciascuno nella fede che, accogliendo, ascoltando, servendo un fratello, accogliamo, ascoltiamo, serviamo lo stesso Gesù Cristo (cfr Mt 25,40).
m.  quando siamo vicini ai sacerdoti, facciamo sentire loro la bellezza, il valore, l'importanza della loro vocazione-donazione-azione pastorale vissuta nella fedeltà e nella pienezza, li comprendiamo e li sosteniamo nelle loro gioie, fatiche, difficoltà, fragilità, crisi, con la preghiera, l'amicizia, l'aiuto, la collaborazione e facciamo in modo che anche gli altri siano attenti e solidali con i pastori;
n. quando ci interessiamo di tutte le vocazioni e del Seminario quali elementi basilari per la vitalità della Chiesa diocesana e ricerchiamo, per quanto è possibile e consentito, anche momenti d’incontro con i seminaristi

10. Il "promuovere la pratica cattolica" (art.2 Statuto), comporta e ci conduce a mettere in opera e sostenere tutto quello che spinge le persone e le comunità cristiane a conoscere, amare e servire Dio, la Chiesa, il mondo e far sì che tutti si lascino santificare e salvare nel genuino senso della morale di Cristo e della Chiesa, nell'esercizio delle virtù teologali e morali, nell'esperienza sacramentale e liturgica, nell'esercizio della preghiera personale e comunitaria, nel servizio di carità fraterna e solidale.
Questa promozione la facciamo, prima di tutto, comprovando conla nostra vita di tutti i giorni che, stando nel mondo e facendo quello che è comune a tutti, si può avere una levatura morale e spirituale altissima ossia si può rispondere e corrispondere alla chiamata universale e personale alla santità.

11.  Per sviluppare l'istruzione religiosa è auspicabile che ognuno di noi arrivi a leggere tutta la Bibbia almeno una volta nella vita e poi l'abbia molto familiare come sorgente prima della propria preghiera e formazione oltre che di catechesi.
È fondamentale che abbiamo ben chiaro e completo in testa, per prima cosa, tutto il catechismo, servendoci dei testi che la Chiesa ci offre; poi non escludiamo di aprirci a seguire del corsi di teologia per una maggior qualificazione, specializzazione e possibilità di ulteriori servizi;  così  pure  leggere  sistematicamente  qualche  libro  solido e sicuro,  secondo un programma ragionato, persempre in grado di rendere ragione della nostra fede e della speranza che è in noi.  (cfr. 1 Pt.3,15)

12. Perché la nostra vita di preghiera non sia e non si riduca ad una pratica di devozione, ma sia un itinerario progressivo di conversione e formazione, riteniamo di dover curare molto e metodicamente la direzione spirituale individuale e la celebrazione della riconciliazione sacramentale come tappe del nostro cammino di fede e non solo come bisogno sporadico di purificazione.

13.   Dal momento che siamo membra di un Gruppo, è significativo che, nell'esercizio della nostra preghiera, facciamo nostro e offriamo al Padre, il pregare degli altri, come pure preghiamo
- in unità con gli altri,
- a nome degli altri,
- in rappresentanza degli altri
- e in favore degli altri.

14. Poiché gli Esercizi Spirituali sono un momento forte e determinante per l'impostazione e la conduzione di una vita spirituale robusta e ordinata a Dio e secondo Dio, facciamo di tutto per conservarli come punto fermo e qualificante per la nostra formazione di gruppo e di singoli per cui, se non potessimo partecipare al corso organizzato dal Gruppo, non ce ne vogliamo privare e, quindi, cerchiamo di farli in altri momenti e con altre persone oppure anche singolarmente, non escludendo di offrire e chiedere reciprocamente e volentieri aiuto perché ciò sia realizzabile. Per prolungare il frutto degli Esercizi e mantenere una certa omogeneità di vita spirituale a livello di Gruppo, cerchiamo di programmare e dedicare due giornate all'anno al ritiro spirituale facendo in modo che, quando è possibile, chi li guida sia, preferibilmente, lo stesso che dà gli Esercizi (prima e dopo).

15. Anche il Campo di formazione o iniziative similari (quali pellegrinaggi e visite  a determinate realtà che offrono esperienze e proposte significative) che il Gruppo potrebbe individuare  e scegliere, merita tutto l'impegno perché sia fatto e partecipato ogni anno da tutti, in quanto ha il compito o di approfondire qualche tematica significativa e attuale o di individuare e tracciare la strada di formazione e di servizio-impegno del nuovo anno e di segnarne il passo. In primo luogo esso è occasione di stare più giorni assieme come comunità-famiglia cristiana non solo tra di noi ma anche con gli stessi nostri figli, che lo vogliono e con eventuali altre persone interessate, per renderli gradatamente sempre più partecipi di questa stessa esperienza.

16. Una sempre più stretta, concreta e ricercata unità con tutti è certamente un dono-segno della vita dello Spirito Santo che circola in noi da assecondare. Noi intendiamo coltivarla, promuoverla e far sì che cresca:
a.  non tenendo per noi le nostre scelte e attività e anche la stessa vita che facciamo, ma cercando di tenerci in contatto con gli altri membri del Gruppo oltre le riunioni e le "catene" e, in particolare, col Consiglio e il membro referente, mettendoci al corrente di ciò che può coinvolgere il Gruppo, sia nel bene che nel male, sia nella gioia che nella tristezza, sia nella fatica che nella speranza (sia positivamente che negativamente).
b.  verificando periodicamente se siamo veramente aperti, disponibili e in contatto con tutti, nessuno escluso, o se, invece, siamo influenzati e dominati da sentimenti di simpatia/antipatia, da preferenze e indifferenze e non da fede-carità;
c. vivendo, tutti insieme come Gruppo, momenti/esperienze mensili di spiritualità quali, quando è possibile, la S. Messa che ci dà la forma "eucaristica" cioè di persone "con" e "per" gli altri, celebrazioni penitenziali periodiche legate sia, possibilmente, al tempi forti dell'anno liturgico e sia al programma ascetico del Gruppo, celebrazioni della Parola e tempi di incontro di preghiera tra noi e/o a livello ecclesiale/locale;
d. dando tutta la precedenza, preferenza e partecipazione possibile agli incontri settimanali, per esprimere che siamo un "insieme" in un cuor solo e un'anima sola, per non privare gli altri della nostra insostituibile presenza e comunicazione che è sempre motivo di incoraggiamento, di aiuto al discernimento e fattore di arricchimento;
e. prendendo l'iniziativa di informarci di quanto avviene nel Gruppo, qualora fossimo assenti, senza voler essere serviti e farci servire necessariamente dagli altri, in questo segno di attenzione-amicizia, interessata e corresponsabile alla vita del Gruppo;
f.  richiamando spesso la convinzione che l'unità tra noi parte anzitutto dal fatto-dono che siamo stati chiamati ad essere membri del Gruppo e poi è sostenuta da un nostro permanente e paziente "essere in stato di conversione", in un atteggiamento volontario di simpatia e di disponibilità verso gli altri;
g. contribuendo, anche economicamente, alla vita, ai servizi, alle attività, alle iniziative del Gruppo, mediante la propria offerta mensile in ragione di quanto il Signore ci concede di avere, secondo l'entità del bisogno altrui e nella misura della propria generosità (cf.r Dt 16,10 -17) e senso di appartenenza solidale al Gruppo.
h. rinnovando, ogni anno, in prossimità del giorno anniversario (10 ottobre) della Dedicazione della Chiesa Metropolitana, la nostra chiesa madre, la propria adesione al Gruppo e confermando il personale impegno di fedeltà al dono del Signore mediante la "formula" apposita, nella riconoscenza e nella gioia di dirci l'un l'altro e tutti insieme perché abbiamo detto sì al Signore e alla Chiesa “che ci hanno chiamati e riconosciuti come suoi" .

17. Riteniamo di poter fare utilmente nostri alcuni mezzi e strumenti che facilitano la vita, la comunione, la riconciliazione, l'unità e l'ascesi del Gruppo (art.4 Statuto), quali:
a. il dialogo continuo e paziente che non pretende di voler sapere tanto sulla uniformità quanto sullo scambio di sé nella vicendevole ricerca, comunicazione, comprensione dei valori essenziali; lo portiamo avanti in cordiale, accogliente, simpatico ascolto, sostenendolo con l'offerta di noi stessi allo Spirito che rende liberi, aperti, disponibili alla conversione personale e comunitaria come segno di efficacia e fecondità del dialogo stesso;
b. la correzione fraterna: ognuno di noi ha dei doni per la crescita di tutti come pure dei difetti, dei limiti e dei peccati che incidono sugli altri e rendono più difficile la vita di comunione e di collaborazione e ostacolano lo sviluppo della vita cristiana nella sua tensione verso la pienezza e la perfezione della santità. Per questo, portando i pesi gli uni degli altri, onde adempiere alla legge dell'amore di Cristo (cfr. Gal 6,2), manteniamo la volontà di camminare e crescere insieme, disposti a farci aiutare e ad aiutare nella conoscenza e correzione di quello che ci sembra non piacere al Signore e non fa bene agli altri. Ciascuno è chiamato, in prima persona, a raggiungere questo stile e ad esercitarsi in esso con umiltà e carità.
c. la correzione evangelica: la nostra vita di gruppo è una vita di Chiesa, ossia di comunione con Cristo e quando questa non è piena e completa non è neppure vera, credibile ed evangelizzatrice. Per questo siamo chiamati da Gesù stesso, con preciso precetto (cfr. Mt 18,15-18), ad interessarci del fratello che viene meno e manca nei confronti della comunità-comunione perché sia guadagnato a Lui e alla Chiesa; infatti, come un corpo senza un membro o con un membro malato, ha una vita più povera e più difficile, così un membro che fa una vita diversa e fuori dal corpo, fa più fatica e resta sempre più solo e sprovveduto.
Non possiamo essere contenti se non insieme, quando ci siamo tutti e facciamo la strada della comune vocazione.
Occasione ed opportunità per approfondire il dialogo ed esercitare la correzione fraterna è il momento di revisione di vita regolarmente organizzato nel corso dell’anno per dischiudere ulteriori orizzonti di santità.
Non dimentichiamo mai che la correzione-conversione-riconciliazione del fratello è opera ed esperienza reciproca della misericordia di Dio, perciò intendiamo attuarla e scambiarci questo servizio di carità spirituale in atteggiamento vicendevole di amicizia, intesa, umiltà, discrezione, sincerità. In tal modo chi corregge sta alla pari e al passo del fratello con amabilità  e non come giudice che condanna; chi è corretto è in atteggiamento di riconoscenza per l'aiuto incoraggiante che riceve ; con questi atteggiamenti interiori reciproci viene facilitato il prezioso servizio evangelico e fraterno.
Tale servizio al fratello e alla comunità lo faremo e lo riceveremo tanto meglio quanto più abbiamo coscienza della nostra povertà spirituale, dei nostri limiti e difetti; quanto più siamo delicati, attenti e proporzionati al fratello perché l'aiuto non si risolva in un danno; quanto più assimiliamo i sentimenti e lo stile pedagogico di Gesù nei suoi interventi a favore delle persone; quanto più amiamo il fratello e per questo non aspettiamo che si muova lui ma lo andiamo a cercare e incontrare senza guardarlo con l'occhio della sua mancanza; quanto di più, soprattutto, ci facciamo illuminare e guidare dallo Spirito in una intensa vita di preghiera, di conversione e di comunione con Dio.
Questo servizio-precetto del Vangelo sarà tanto più gradito ed efficace quanto più si svolge nella prudenza e nella riservatezza circa le cose che sentiamo e diciamo e che vogliamo far restare fra gli interessati e mai far diventare pettegolezzo e apprezzamento poco simpatico e per nulla favorevole allo sviluppo delle relazioni amichevoli.
Resta pacifico che l'ambito di questa correzione è, principalmente, quello della vita cristiana e dello Statuto; anche quello strettamente privato, familiare, professionale merita attenzione e interessamento perché siamo l'un con l'altro e per l'altro, senza, per questo, dover dettare legge all'altro ma perché vogliamo aiutarlo, per quanto ci è permesso di poter fare, a rapportare la propria vita al Vangelo.

18.  Ci rendiamo conto che la vita di preghiera, se lasciata al caso e se non comporta un certo programma di contenuti e di tempi, facilmente si disperde e poi si perde. Per questo, é estremamente utile che ognuno di noi si fissi ed abbia un suo programma di preghiera quotidiano e settimanale compatibile con la vita che fa e le possibilità che ha, e comporti, possibilmente, un'ora di adorazione eucaristica, anche fuori della chiesa, ogni settimana.

19. I momenti di famiglia, che possono anche prevedere la cena insieme, sono quelli in cui ci si lascia andare alla confidente e fraterna spontaneità della comunicazione del proprio vivere, credere e operare, non essendoci sempre un tema fissato; si facilitano con il clima della libertà, dell’ attenzione, dell'interesse, e anche del rispetto del silenzio di qualcuno anche, eventualmente, di tutti perché alla base c'è la coscienza, la convinzione e il godimento tacito dell'amore reciproco.

20.  L'Assemblea, formata da tutti gli aderenti al Gruppo e riconosciuti come tali dal Consiglio, si riunisce:
a. per eleggere il Presidente, il Consiglio e il Segretario
b. per definire e varare, all'inizio dell'anno sociale, il programma già delineato nel campo estivo
c. per verificare, a metà anno, il cammino e con che passo si sta andando
d. per un bilancio consuntivo, a fine anno, nella prospettiva dell'anno seguente

21.  Noi singoli membri siamo in permanenza corresponsabili della vita del Gruppo: preghiamo, cerchiamo di essere attenti l'un l'altro per cogliere gioie e dolori, fatiche e speranze, darci una mano e suscitare altri interventi e aiuti in spirito di umiltà e carità.
Essendo tutti corresponsabili del Gruppo, riteniamo che ciascuno deve considerarsi impegnato a segnalare al Presidente, o ai singoli membri del Consiglio o in Assemblea, osservazioni, proposte, limiti, servizi, problemi, soluzioni, ecc. che favoriscono la vitalità e la crescita del Gruppo e dei singoli.

22. I candidati sia alla Presidenza che al Consiglio, sono tutti i membri del Gruppo che vi hanno aderito formalmente e vi partecipano da almeno due anni.

23. Le elezioni avvengono nell'ordine del Presidente da solo, dei quattro Consiglieri assieme, del Segretario da solo che può essere anche uno dei Consiglieri già eletti; nel qual caso l'ultimo dei Consiglieri non eletti aventi più suffragi entra a far parte del Consiglio.
La rieleggibilità non impedisce l'auspicabile alternanza e avvicendamento, specie per i membri del Consiglio, la cui presenza e servizio in esso sarebbe bene e utile che fossero resi possibili a tutti per la ricchezza originale che ognuno può rivelare, dare ed anche ricevere.

24. Compiti del Presidente:
a.  promuovere e mantenere l'unità e la comunione dei membri come "un insieme" cercando di condurre tutti e tutto al carisma del Gruppo;
b. far circolare l'amore, la comprensione, l'intesa, l'accoglienza, la speranza, le cose buone e positive, comunicare gioie e dolori, problemi, difficoltà ecc. perché ogni cosa trovi eco di preghiera e di solidarietà nel cuore di tutti;
c. educare e sostenere nell'amore cordiale al Gruppo come un dono di Dio e un luogo di formazione e di sostegno nella carità e nella libertà.

25. Compiti del Vice-Presidente:
Fare le veci del Presidente quando questi fosse momentaneamente impossibilitato; negli altri momenti, senza sostituirlo, sostenere e moltiplicare il servizio del Presidente cercando di essere in sintonia-collaborazione con Lui.

26. Compiti del Consiglio:
a. si sente e si mantiene unito, in sintonia e in comunicazione al proprio interno per quanto possibile; si sostiene almeno con la preghiera vicendevole oltre che con lo scambio di vedute e di pareri;
b. si riunisce normalmente ogni due mesi ma anche più spesso qualora il Presidente, d'accordo con l'AE, su proposta di uno dei membri, lo ritenga opportuno;
c. esercita un servizio di “vigilanza” evangelica, che è amore attento al fratello perché cresca, non si fermi, riprenda il cammino, ecc. nel confronti di quei membri del Gruppo di cui ognuno è stato investito di farsi carico più direttamente;
d.  cerca di cogliere a che punto è il Gruppo, con quale passo sta marciando, quale temperatura di vita e di impegno ha;
e. è animatore/operatore di spirito di preghiera, di unità, di comunicazione reciproca, di famiglia ... ;
f. mette al corrente il Presidente, attraverso ciascun consigliere, delle attese, del bisogni, delle difficoltà, dei problemi, delle gioie, del dati positivi dei membri del suo "gruppetto" di cui viene messo a conoscenza non a livello strettamente confidenziale e privato per il quale vige la riservatez­za, ma per ciò che concerne il Gruppo.

27. L'Assistente:

a.  partecipa, compossibilmente ad eventuali altri impegni ministeriali, alle riunioni del Consiglio e del Gruppo e ad altri momenti di  vita del Gruppo stesso;
b. cura in modo particolare i rapporti con i membri del Consiglio e quando può con tutti quelli del Gruppo;
c.  è attento a mantenere vivo e chiaro il carisma del Gruppo e il senso della vocazione cristiana ed ecclesiale con particolare cura della vita spirituale ed ascetica.

28. Il Vice-Assistente:
qualora nominato, ha il compito di fare tutto quanto fa l'AE e svolgere determinati servizi e prestazioni in collaborazione, integrazione, sostituzione dell'A.E.

29.  Nuovi aderenti:
Siccome non vogliamo tenere per noi questo dono, ci sentiamo impegnati a farne conoscere la vocazione e proporlo ad altri, tenendo presente che
a. tutti possono far parte dei Giovani Nuovi e ogni nuovo aderente è un dono che il Signore fa al Gruppo e a ciascuno di noi;
b. chi si sente chiamato a vivere e ad arricchire questa esperienza di Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, è aiutato a comprendere la fisionomia vocazionale del Gruppo, a sceglierlo come tale e a fare unità in esso e con esso, ad abbracciare la Regola di vitacome guida di vita, a fare una scelta di vita spirituale e di ascesi nello spirito e nella logica delle Beatitudini;
c. quando questo nuovo fratello si sente di condividere e vivere il carisma del Gruppo, diventerà Giovane Nuovo pronunciando, ad inizio anno, la formula di adesione con gli altri membri del gruppo.

30. La chiamata al Gruppo si inserisce in una precedente primaria vocazione di fede e di diverso stato di vita. Riteniamo che la nostra corrispondenza alla vocazione di Giovane Nuovo sia autentica se avviene in armonia e completamento con quella che è la vocazione primaria la quale, per tanti, è quella coniugale e familiare oltre che professionale. Riconosciamo e siamo grati al Signore perché fa sì che la santità e l'apostolato di un membro della famiglia prima di tutto fa star meglio gli altri e comporta una crescita del bene spirituale e morale per ciascuno. Crediamo che la famiglia non esiste solo per sé, ma nella Chiesa e per la Chiesa. Infatti il Signore chiama ad essere insieme perché l'insieme ha più vita e forza e così si può essere più e meglio con gli altri e per gli altri.
In tal modo si realizza il modello della vita di Dio incarnato ed espresso nella famiglia per cui le singole Divine Persone si amano e per questo fanno sì che una sia se stessa e tutte e tre convergono nell'insieme dell'unità.

31. Veneriamo la Madonna, quale Patrona del Gruppo, sotto il titolo di Maria, Madre della Chiesa, e la invochiamo abitualmente con questa espressione: “Maria, Madre della Chiesa, rendici fedeli, conservaci uniti e dediti alla santità”.

Invochiamo San Giuseppe, quale Patrono, in questo modo: “San Giuseppe, custodiscici e fa’ che cresciamo come figli di Dio e fratelli tra di noi”. Abbiamo una particolare devozione all'Angelo Custode di ognuno di noi e dei nostri fratelli nella fede e amiamo rivolgerci a Lui con fiduciosa preghiera, sicuri della sua protezione e del suo aiuto, sia con la forma dell' "Angelo di Dio", sia con la seguente espressione: “Angeli di Dio, nostri custodi, a Voi siamo affidati, siate nostra guida e protezione”. Intendiamo anche condividere e fare nostra, in spirito di riconoscenza e di comunione con il già “nostro” Cardinale Arcivescovo Siri, la sua particolare venerazione e devozione verso San Gregorio Magno la cui memoria liturgi­ca, all'epoca della nascita del Gruppo, ricorreva proprio il 12 marzo, e lo invochiamo come ci suggerisce la liturgia: "San Gregorio Magno, fa che il nostro Gruppo e il progresso spirituale dei suoi membri siano la gioia del nostro Pastore".

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